Ξ Gennaro Agrillo » Divagazioni » Il caso Monna Lisa … la Gioconda
fonti:
– MUSEODOMA San Domenico Maggiore
– Angelo Forgione – “La Gioconda era la napoletana Isabella d’Aragona?” su “il Blog di ANGELO FORGIONE”
– Emanuela Fontana – “La Gioconda? Sono due. E una è sepolta a Napoli” su “Il Giornale” Mar, 20/08/2019
Ci troviamo nella Basilica di San Domenico Maggiore in Napoli.
Sul ballatoio che sovrasta gli stalli delle pareti della Sagrestia sono presenti poco più di 40 feretri di reali e nobili legati al casato d’Aragona, disposte in due file sovrapposte, al di sotto della volta affrescata da Francesco Solimena.
Alcuni sono vuoti, altri contengono i corpi imbalsamati dei defunti.
Alcuni di questi sarcofagi, chiamati Arche Aragonesi o Tombe dei re Aragonesi, sono ricoperti da preziosissimi tessuti e decorati da ornamenti pittorici e scultorei, altri sono spogli.
Originariamente erano collocati nel coro della Basilica di San Domenico Maggiore e, negli anni Novanta del XVI secolo, furono spostate nella sagrestia per evitare i frequenti incendi a cui la chiesa era esposta.
Nei sarcofagi fu sepolta quasi l’intera dinastia aragonese (1442-1503) e fra i corpi era presente anche quello di re Alfonso V d’Aragona, detto il Magnanimo, morto nel 1458, le cui spoglie furono traslate nel 1666 in Spagna. La sua arca, ormai vuota, è sormontata da un ritratto risalente al secolo XVII.
L’arca verde di Isabella d’Aragona, che prendiamo in considerazione, risalta sul lato sinistro dell’ingresso, accanto a quelle di Ferrante, di Alfonso il Magnanimo, e di Giovanna quarta d’Aragona, rispettivamente nonno, bisnonno e zia di Isabella.
Nata a Napoli nel 1470, figlia dell’erede al trono di Napoli Alfonso II e di Maria Ippolita Sforza, fu data in sposa a Gian Galeazzo Sforza, e si trasferì a Milano nel 1488 dove strinse un intenso legame affettivo con Leonardo, ingegnere alla corte del mecenate Ludovico Sforza, detto “il Moro”.
Successivamente Isabella e Leonardo ebbero certamente modo di trascorrere del tempo insieme, prima e durante il soggiorno di Leonardo a Pavia, dove Isabella era stata alloggiata con il marito.
Dopo la morte del marito (fino ad allora legittimo erede del Ducato), forse avvelenato dal Moro, ad appena 25 anni Isabella, ritornata a Milano, fu messa nell’ombra da Ludovico, forse per gelosie di corte e, dopo poco tempo, le morì anche il figlio Francesco.
Fu in quel periodo che Leonardo dipinse “La Gioconda”?
Alcuni storici dell’arte che accreditano la tesi della Gioconda-Isabella sostengono che l’abito della Monna Lisa abbia alcune caratteristiche tipiche delle donne Sforza durante l’ultima fase dei periodi di lutto.
Non è recente l’ipotesi che le donne di Leonardo fossero due: la Monna Lisa e la Gioconda.
Il pittore e saggista del sedicesimo secolo, Giovanni Paolo Lomazzo, nel suo “Trattato dell’arte della pittura, scultura e architettura”, tra i più bei ritratti di donne cita le immagini «di mano di Leonardo, ornati a guisa di primavera, come il ritratto di Gioconda e di Monna Lisa, né quali ha espresso tra l’altre parti meravigliosamente la bocca in atto di ridere». Lomazzo, nato vent’anni dopo la morte di Leonardo, parla dunque di due quadri distinti e la Monna Lisa e la Gioconda vengono separate con una «e» anche nell’indice dello stesso libro.
In un altro trattato, “Idea del tempio della pittura”, lo stesso Lomazzo definì la Gioconda “Mona Lisa Napoletana”, collocandola, insieme ad altre tele di Leonardo, nella «fontana di Beleo in Francia» (il Castello di Fontainbleau).
Divenuta vedova, Isabella sarebbe stata sposa segreta di Leonardo e dalla loro unione sarebbero nati cinque figli, due dei quali riposerebbero accanto alle spoglie della madre nella sagrestia del Convento (oggi Basilica/Museo) di San Domenico Maggiore, dove, secondo le indagini della storica tedesca Maike Vogt-Lüerssen (confermato dal Centro Studi Glinni di Acerenza e da altri approfondimenti scientifici sulla grafia di Leonardo da Vinci) si troverebbero anche alcuni resti dello stesso Leonardo, in realtà mai sepolto nella tomba, che venne profanata, ad Amboise.
Ovviamente non esistono conferme a questa tesi, ma le ipotesi di una Monna Lisa-Isabella stanno iniziando ad interessare più studiosi.
L’unico busto conosciuto della principessa degli Aragona è opera dello scultore Francesco Laurana (1430-1502) ed e conservato presso il museo Kunsthistorisches di Vienna.
Altre ipotesi?
– Bianca Giovanna Sforza, la più giovane delle donne della Corte milanese al tempo di Leonardo, figlia di Ludovico il Moro, morta a 14 anni in circostanze misteriose (ma chi avrebbe commissionato il quadro?);
– «Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie» come scrisse Antonio Vasari parlando di Lisa Gherardini (ma il riferimento del Vasari non convince, perchè le donne dopo il matrimonio mantenevano il cognome del padre e non assumevano quello del marito; e il Giocondo, che morì molti anni dopo Leonardo, perchè non reclamò mai il quadro?);
– Antonio De Beatis narra di un incontro a Cloux nel 1517 con Leonardo, che avrebbe mostrato agli ospiti tre quadri tra i quali «uno di certa dona fiorentina, quadro di pictura bellissima, facto ad istanza del quondam magnifico Giuliano de Medici». Era quello di Pacifica Brandani, sua amante a Urbino, morta in seguito al parto? Giuliano de Medici morì e non avrebbe potuto pretendere il quadro, rimasto nelle mani di Leonardo.
E tante altre ipotesi.
Il mistero resta.
Perché Leonardo, che aveva spesso bisogno di denaro, ha sempre gelosamente conservato “La Gioconda”?
(clicca su un’immagine per aprire la visualizzazione)
(Gennaro agrillo – 21 agosto 2019)