Ξ Lazzaro Napoletano » Storia, mito e … » La fondazione di Partenope » Regioni Porto Vichi
da “Regioni Porto Vichi” in “Napoli Antica”
di Matilde Serao
Napoli era divisa in quattro principali regioni, ognuna delle quali aveva le sue porte, e gran numero di strade e vichi. Per farsi un’idea della loro posizione bisogna figurarsi una ellissi, che sia tagliata da due linee opposte terminate ai quattro punti cardinali. Le quattro sezioni, che ne risultano, formarono le quattro regioni di Napoli.
Quella rivolta ad occidente si appellava “Montana”; la seconda a settentrione era la “Palatina” o “Campana”; la terza che guardava il mezzogioneo era detta “Nilense”; e l’ultima ad oriente la “Termensa” o l'”Erculanense”.
Le due linee descritte nell’ellissi rappresentano le due strade maestre, che tagliavano la città in quattro opposte parti. La prima era detta del “Sole” e della “Luna” (oggi di “Tribunali” da “S.Pietro a Majella” alla porta “Capuana”), cioè da occidente ad oriente; l’altra detta del “Teatro”, del “Foro” o via “Augustale” (oggi “dei cinque Santi”, di “S. Liguoro” e “de’ Figurari”), era rivolta da settentrione a mezzogiorno.
Quindi la regione “Montana” occupava tutto il circondario di “S. Agnello” e di “S. Patrizia”; la “Palatina” si stendeva nel distretto dell'”Arcivescovado”; la “Nilense” occupava i siti di “S. Angelo a Nilo” e di “S. Marcellino”; e finalmente la “Termense” si dilatava pei “Caserti”, per la “Maddalena” e per “Forcella”.
Queste quattro sezioni vennero chiamate anche “Regioni”, “Rioni”, “Platee” o “Piazze” e “Quartieri”.
Il territorio oltre il muro della città fu dinotato “Pomerio”.
Nella piazza maggiore, in mezzo al quadrivio, era il “Pretorio” o “Pelagio della Signorina”, il “Foro” per la trattazione dei negozi e il “Portico” per i concili.
Ciò sarebbe bastato al decoro di una piazza di qualunque splendida città; ma Napoli er la contrada delle eleganze e delle ricchezze, d’onde il territorio trasse forse negli antichi tempi il nome di “Opicia”; il perchè, oltre gli edifizi notati, sorgevano in quello stesso luogo i marmorei templi dei “Dioscuri” e di “Cerere” ed un vastissimo Teatro.
Le quattro parti della città erano suddivise in vie minori, le quali dagli antichi e da noi ebbero nome di “vicoli” o “vichi”. Questi toglievano nome dagli edifici cui menavano, o dai forestieri che vi avevano dimora, o da alcun cittadino più notevole: alcuni di essi conservano ancora gli antichi nomi.
Ma andiamo per ordine e ricerchiamo le origini anche alle Regioni.
Fu detta “Termense” dalle terme, o dai bagni, che si aprivano in tutto questo quartiere. Se ne vedono anche oggi qualche raro avanzo nella strada “S. Nicola à Caserti”, della “Giudea Vecchia” e della “Maddalena”.
Si disse eziandio regione “Ercolanense” sul famoso tempio di Ercole, che oppressi dalla terribile eruzione vulcanica nel primo anno di Tito, si dovettero rifugiare a Napoli (siccome i Pompeani dovettero correre a Nola) dove loro venne assegnato questo quartiere “Termense” per abitare, e dal quale essi di poi diedero il nome.
Finalmente acquistò nei bassi tempi il nome di “Furcillense” dalla greca lettera forcuta Y appellata Pitagorica, che si vede scolpita in varie mura.
Ecco la descrizione di alcuni suoi vichi:
“Vicus Chermensia” – con questo nome si conosceva quel vico che, nelle vicinanze della “Pace”, conduce ora alla chiesa di “S. Nicola de’ Caserti”: e così chiamato per le vicinanze delle “Terme”.
“Vicus Lampadius” – ora vico della Pace nelle vicinanze del primo – Il Tutino ed il Celano ne ripetono il nome dal corso delle lampade ardenti eseguito dai giovanetti nudi dal dito del Ginnasio sino al sepolcro di Partenope. Timeo, antico storico presso “Zezze” discepolo di Licofrone, ne attribuì l’istituzione a Diotimo, prefetto dell’armata atenienze, il quale per ordine dell’oracolo, dopo di aver sacrificato a Partenope, l’onorò con questi giuochi annuali: “ex oraculo sacra fecisse Parthenopus, et cursum istituisse Lampadiferum”.
“Vicus Herculensis” – di poi dei “Tarallari” nell’entrata del vico dei “Chiavettieri” a Forcella. Prese tali nomi dal tempio d’Ercole, che si vuole sorgesse in questo sito e propriamente dove oggi è la cappella di “S. Eligio dei Chiavettieri”.
“Vicus Cupidinis” – era così nominato quel vico che ora dicesi “Croce di S. Agostino” a Forcella. Scrisse il Celano, che così si appellase da una estinta famiglia, altri da un altare in onore al nume “Cupido”.
“Vicus Baianus” – i diversi scrittori argomentarono da questo nome che il vico fosse abitato dai cittadini di Baja. Oggi è conosciuto col nome di “S. Arcangelo a Bajano”.
“Vicus Fistula” – per una fontana in cui sgorga l’acqua dalla bocca di una Medusa; luogo che oggi si appella “Fontana dei serpi”.
“Vicus Pistorius” – occupato a mezzodì dalle fabbriche dell’ex monastero del “Divino Amore”, nel quale agli antichi tempi erano i molini e delle officine da pane da cui nacque al vico il nome di “Pistorius”.
La “Nilense” ebbe origine dalla statua giacente del fiume Nilo coi coccodrilli intorno e colle foglie di loto in testa. Essa fu portata dagli Egiziani, o dagli Alessandrini che fin da tempo remotissimo si stabilirono in Napoli a cagion di commercio.
Ecco l’elenco dei suoi vichi:
“Vicus Alexandrinus” – gli Alessandrini avevano in questa regione un vico particolare col loro nome, dove facevano residenza. Fu detto dopo “Vico dei Bisi”, che voleva dire degl’impiccati – nome preso da coloro i quali erano condannati nel capo. Trovansi il medesimo in prossimità di Castel Capuano, luogo donte quegli traevano al Mercato, per esser giustiziati. Oggi vien chiamato “Via del Nilo”.
“Via Augustatis” – così fu detta perchè conduceva dalla regione Nilense al Palazzo, al Foro ed al Tempio Augustale (il primo travavasi a S. Lorenzo, il secondo nella piazza ed il terzo dov’è la chiesa di S. Paolo). Con tal nome si trova descritto questto vico in tutte le carte antiche, ed ora si dice di S. Liguoro, e che dai Librai corre per S. Lorenzo.
Nobilissima fu la regione chiamata “Palatina”, e così denominata, perchè comprendeva il palazzo, o la basilica Augustale, come anche il Foro e la via col medesimo nome.
Si appellava ancora regione “Campana” con una porta del medesimo nome, perchè era diretta per la Campania.
Alcuni vichi in questa regione avevano i seguenti nome:
“Vicus Solis” – traeva al tempio di Mitra, o Apollo, nella piazza dove ora trovasi l’Arcivescovado.
“Radius Solis” – era una via breve alla porta meridionale del tempio. Fu chiuso di poi per fabbricarvi la attuale Capella del Tesoro di S. Gennaro.
“Vicus Draconarius” – quello che oggi chiamasi “della Lava”.
“Vicus Cornelianus” – ora nominato “S. Maria di Agnone”:
“Vicus Gurgos” – in questa strada era famoso un antico formale d’acqua, la cui apertura si diceva “Pozzo Bianco” nel “vico di S. Giuseppe dei Ruffi”. Questo pozzo è memorabile nella storia del Villani, perchè racconta che, nella sua bocca di bianco marmo, Virgilio avesse scolpito certi segni astronomici per impedire in esso la formazione degl’insetti acquatici. Questa diceria era fomentata tra il volgo dalle figure di varie costellazioni, che vi si vedevano incise. Dal “pozzo bianco” diramandosi il formale nella direzione della strada che conduce oggi al “Duomo”, gli fece acquistra il nome di “Gurges”. Di poi abbattuto per l’ampliamento del Duomo.
La regione “Montana”, era così detta perchè occupava la parte più elevata di Napoli ad occidente, e godeva di un prospetto il più pittoresco. Questa regione era tagliata da una stra maesta, che correva per teatro, appellata nei bassi tempi “Somma Piazza”, ed oggi “della Sapienza e dei “Pisanelli”.
Ecco i nomi che ci restano dei suoi vichi:
“Vicus Solis” (diverso dell’altro) – con questo nome era chiamato quel vico che si vedeva dietro il tempio di “Artemida”, ossia di “Diana”, sorella del Sole – oggi conserva tal nome.
“Vicus Lunae” – questo altro passa avanti il tempio di “Artemide”, ossia del suo prospetto principale – oggi chiamasi “F. del Giudice”, già “Piazza Santa Caput trivii”. Era la piazza, oggi davanti la Chiesa di Regina Coeli, detta “Caput trivii” perchè si diramava in tre strade.
“Vicus ad arcum” – di questa via o vicolo si ma menzione da Petronio Arbitro, la cui descrizione è stata accettata dal Martorelle edll’Ignarra ed appropriata a Napoli e non ad altra città. Egli, dunque, dice: “Sed nemini Safinium: tuc habitabat ad Arcum veterem, me puero, piper et non homo”. Il “sito ad Arcum” corrisponde al quadrivio presso la chiesa di S. Maria Maggiore, dove avea casa il Pontano. In questo quadrivio sopra quattro archi si alzava una torre di opera laterizia, onde il luogo acquistò il nome “ad Arcum”. Questo bellissimo greco monumento fu diroccato da Pietro di Toledo per rendere spedita la via dei Tribunali. Oggi ne resta qualche avanzo nell’angolo della casa del Pontano, di poi palazzo del principe di Teora; ed altro avanzo dalla parte opposta, come anche il nome ad uno dei vichi ed alla vicina “Chiesa del Purgatorio ad Arco”.
“Vicus Theatri” – aveva questo nome, perchè dava ingresso al magnifico teatro di Napoli, nel luogo oggi detto “Anticaglie” – oggi “Vico dei cinque Santi”.