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Samuel Langhorne Clemens (Mark Twain)


  Ξ Lazzaro Napoletano » Storia, mito e … » Grand Tour » Note di Viaggio » Samuel Langhorne Clemens (Mark Twain)  

da corrispondenze per quotidiani statunitensi (1867)

scrive di Napoli

«”Vedi Napoli e poi muori!”. Bene, io non so chi vorrebbe necessariamente morire dopo averla solo veduta; ma cercare invece di viver là potrebbe risultare un poco diverso. Veder Napoli, come noi la vedemmo al primo albore, molto in alto sul fianco del Vesuvio, è veder un quadro di mirabile bellezza.

L’istessa cornice del quadro era attraente, Di fronte, il placido mare – un vasto mosaico di colori; l’alta isola (forse Ischia) nuotante in una nebbia di sogno in lontananza; dal lato della città verso di noi il magnifico doppio picco del Vesuvio, e le sue forti costole nere e gli strati di lava allungantisi giù verso la sconfinata piana campagna -, un tappeto verde che incanta l’occhio e lo conduce sempre più lontano, al di là dei gruppi d’alberi, e delle case isolate, e dei nivei villaggi, fino a che è tagliato via da una frangia di nebbia e di incertezza generale lontanissima.».

scrive della Grotta Azzurra (Capri)

«Le acque di questo placido lago sotterraneo sono le più brillanti, del più amabile azzurro che si possa immaginare. Sono trasparenti come un piatto di cristallo e la loro coloritura farebbe vergognare il più dovizioso dei cieli che si siano mai curvati sull’Italia. Nessuna tinta potrebbe essere più incantevole.

Gettate una pietra nell’acqua e le miriadi di bollicine che essa produce lampeggiano di una lice brillante come azzurri fuochi d’artificio. Affondate un remo e la sua pala diventa di splendido argento brinato, colorito d’azzurro. Lasciate che un uomo si tuffi e immediatamente egli è racchiuso in una corazza più magnifica di quella che ogni regale cavaliere crociato indossava.».