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(padre di Torquato, in una lettera all’amico G.B. Peres, scritta da Sorrento, approssimativamente tra il gennaio e il maggio 1545, magnificava Napoli, le bellezze del mare e l’amenità dei luoghi della ridente costiera)
«Napoli, Illustrissima e Magnifica città, esposta al mezzo giorno, su le falde, -anzi in mezzo delle radici del monte di Sant’Elmo, d’Antignana, di Capimonte, e d’altri piacevolissimi colli si riposa; l’onde mirando dell’imperioso Tirreno: le quali, or con soave mormorio crespe, chiare, e tranquille scherzando con le rive: or alte, torbide, e sonanti, con grandissimo strepito combattendo con gli scogli, e con le arene, vengono per diritto sentiero ad incontrarla: cinta donde si corna il Sole, e donde il freddo Borea a noi ne viene, di verdi, e di fruttifero colline; la cui faccia gratissima varietà adorna, e rende bella…
«Il mare, che, quasi vago, e innamorato di così bella vergine, vagheggia questa bellissima patria, da verdeggianti isolette, e d’altri fioriti et eminenti monti chiusa, ai riguardanti si dimostra: su le cui prime rive dalla destra mano la vezzosa Mergillina, come più cara figlia del fruttifero Pausilippo, ai piedi dell’amato padre sedendo, si pettina il biondo crine: il quale, lungo il marino lito il suo picciolo regno distendendo, pieno di reali, e d’antiche abitazioni, vago di se medesimo, al cielo spiega le ricchezze sue: al cui fianco, da brevissimo seno di mare divisa, si vede Gnisida, che non lungi Miseno sospira ardentemente…».
«Nè meno che di sito e di cielo, è di corpo bellissimo questa città: piena di palagi signorili, di templi superbi, di piazze spaziose, di strade ampie e dirittissime, di reali porte, di mura forti e inespugnabili, di Porto di tutte le marine tempeste difeso e securo…».