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di Ivàn Vazow
Ne la corazza sua di lava nera,
presso l’azzurro mar, solo ed irato,
scuro gigante levasi il Vesuvio
e il cielo annebbia col suo denso fiato.
Pompei, Stabia, Ercolano a le sue falde
come scheletri dormon dissepolti;
il mare canta, mormora e riluce
e sussurran dei mirti i boschi folti.
Scende la notte, la natura tace,
s’addormentano i boschi e il mar silente,
e il vegliando gigante sempre desto
rischiara il cielo col suo fiato ardente.
Da ” Poeti bulgari “, a cura di E. Damiani, Roma, Maglioni e Strini, 1925