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da “Origine della Grotta di Pozzuoli e Sepolcro di Virgilio”
in “Napoli antica” di Matilde Serao
Si è dovuta scavare nei tempi antichissimi per raccogliervi i materiali delle nostre vetuste costruzioni, e poi per servir di comunicazione diretta, senza valicare il monte di Posillipo (Pausillipo), tra quei di Cuma, di Pozzuoli e di Napoli.
Taluni fecero autore di quest’opera Coccejo, o Lucullo, o Agrippa, ma quanto tempo innanzi da questi romanzi dovette essere stata scavata, si deduce dall’antro di Mitra con bassorilievo geroglifico che fu scoverto nel mezzo.
Altri immaginarono che il poeta Virgilio l’avesse aperta in una notte per arte … magica.
L’aspetto attuale della grotta Puteolana (detta grotta di Pozzuoli) è assai diverso dall’antico.
Oggi si vede alta, retta, spaziosa ed in perfetto piano, mentre nella sua antichissima scavazione, e nei tempi romani, essa aveva altra forma.
Bisognava primieramente salire la falda del monte, che ora è ridotta in perfetto piano, ed ivi trovare in alto una cieca e stretta apertura, per la quale si penetrava. Questo forame oggi costituisce il suo vertice verso Napoli, composto di un grand’arco reticolato di tufo.
Appena si penetrava nel descritto forame, bisognava scendere e correre sempre in declivio per trovare l’altra apertura dalla parte di Pozzuoli. Quindi avveniva che la grotta era sempre ingombrata da desissima polvere, non avendo pavimento ed era poi tetra, tenebrosa, ed assai incomoda ai passeggeri, quantunque, a seconda della descrizione straboniana, avesse fin d’allora alcuni spiragli, che tramandavano alle cieche sue bolge qualche debole lume.
Si trovava in questo stato anche a i tempi del re Roberto, giusta la descrizione che ne fece il Petrarca, e continuò sino al Alfonso I, che la fece abbassare dalla parte di Napoli. Allora si acquistò la pià luce nell’entrata, ma bisognava anche salire, e soffrire la stessa polvere in tutto il cammino.
L’impresa di perfezionare questa grotta era riservata al vicerè Pietro di Toledo, che, avendo scelta una permanenza a Pozzuoli in un sontuoso casino da lui eretto, fece condurre la profondità di questa grotta sino al piano della falda, ed, in conseguenza, la fece abbassare sensibilmente ed ingrandire, tanto che vi potessero passare insieme due carri. Vi fece aprire altri spiragli sul monte, e la rese lastricata delle nostre pietre vesuviane. In tal guisa si condusse dall’entrata all’uscita in un piano retto.