Ξ Lazzaro Napoletano » Storia, mito e … » Grand Tour » Note di Viaggio » Saint-Marc Girardin
da “Landscape Francais-Italie (1833) e da “Souvenirs de voyages et d’ètudes” (1852)
«E tuttavia vi è tanta seduzione in questo mare che carezza amorosamente la terra; questa marina sembra così ben fatta pel piacere, che il piacere non se ne è allontanato di molto. La collina di Posillipo, la spiaggia di Mergellina sembrano aver ereditato oggi la rinomanza di Baia… Ai piedi del Poggio di Posillipo, sulla spiaggia di Mergellina, abitava Sannazaro, che ha cantato in bei versi latini la felicità che vi godeva. Quando leggo quei versi nella mia camera, mi piacciono: letti a Posillipo, in faccia al mare e al Vesuvio, mi rapirebbero l’anima, lo so bene. Ricordo a questo proposito una passeggiata che feci a Posillipo: venivamo dal lago d’Agnano e dalla Grotta del Cane… Giungemmo finalmente alla cima della collina. Mai vista mi è sembrata più deliziosa. Eravamo seduti a terra sotto viti sospese a festoni e cariche di frutta matura… Avevamo davanti agli occhi il golfo di Napoli, vicino a noi l’isoletta di Nisida che sembrava galleggiare alla punta di Posillipo… Alcune navi erravano come per diletto sul mare; in faccia il Vesuvio con un leggero fumo uscente dal cratere; a sinistra Napoli il cui rumore giungeva sino a noi; a destra il golfo di Baia, il promontorio di Miseno e il ricordo di Corinna, l’ultimo grande nome venuto ad aggiungersi ai molti altri che questo luogo ricorda. Restammo lì lungamente. Vi ritornererno? Piaccia a Dio! Non essendo nè poeti, nè filosofì non avevamo la fatuità di far dei sogni: solamente questi versi di Virgilio ci ritornarono alla memoria: illa me tempore dulcis alebat Parthenope, studiis florentem ignobilis oti. Questi versi ci rapivano. Perchè?… Perchè li ripetavamo nei luoghi che li avevano ispirati; perchè Napoli era lì davanti a Noi; Napoli, questa dolce nutrice, la quale non chiede che il riposo; noi respiravamo quell’aria carica di dolcezza e di ozio, l’aria a cui Virgilio gettava quel verso; perchè quel ridente poggio, quelle isole, quel mare e la brezza ch’esso porta alla riva, erano in un certo qual modo la musica che accompagnava un tempo i versi di Virgilio».