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di Carlo Augusto Mayer
A molti ho stretto la mano, ieri ed oggi, ora a te
volgo l’ultimo cenno di saluto, o mia Napoli.
– Addio! – felicissima sponda…
Nella luce purpurea, che ad oriente risplende,
sta il mare fremente, e come uno sposo ti abbraccia,
stanno le cupole d’oro
delle tue chiese: addio, o Napoli.
Ed addio anche a voi, Capri ed Ischia, per sempre.
Sui vostri lidi andavo solitario, sognando,
quando la tremula acqua
cullava il riflesso lunare…
Addio, Sorrento! Ecco, sulla tua roccia scintilla
la dimora di Tasso: aleggia sul flutto il suo spirito,
e mormora, simile a un canto,
quando l’onda si eleva e si abbassa.
E ti saluto, o montagna dalla duplice cima,
nel cui grembo di fuoco brucia eterna la lava.
Ahi! io vedo ancora
mentre già tutto scomparve, per l’ultima volta il tuo capo.
Quando il tempo futuro giorni più oscuri mi porti
(presto nell’aere chiaro si formano nere le nuvole),
io, a voi ripensando,
mi rasserenerò nel ricordo.
Come un uomo gioisce, se alla stagione ripensa
del suo primo amore, quando per la prima volta
strinse nelle sue braccia,
tremanti d’amore, l’amata.
In ” Vita Popolare a Napoli nell’età romantica “, Bari, Laterza, 1928, a cura di Lidia Croce, p. 362.